NETHERWORLD " Zastrugi "
Reviews
There is ample reason Zastrugi is released on Glacial Movement Records. Sounding like an industrially produced blizzard, this is best called glacial techno. Filled with white noise, icy beats and cold synthesizer accompaniments, Netherworld’s LP is highly reminiscent of the arctic substations we used to spend our childhood winters.NORMAN RECORDS
This album is cool and relaxed. netherworld uses ambient and drone elements over the thud of techno d&b to create a surreal experience. One of the most relaxing moments of the year so far was when listening to this album. It does the best job of keeping you interested, while at the same time bringing you into "zen" compared to any other album this year.SPUTNIK MUSIK
レコメンエクスペリメンタルテクノアルバム! これはPORTER RICKSのTOMAS KONERに匹敵する五感を刺激するような 冷徹アンダーグラウンドサウンド!! 「Ice Surface」をテーマにアンビエント~ダーク・ドローン作品を多く発表してきたイタリアはローマのアーティストALESSANDRO TEDESCHIによる新作はこれまでの諸作で聴かれた凍てつくようなアンビエントサウンドに加えてインダストリアル/ゴルジェ的なゴリゴリとしたビートに驚かされる新境地に。10分前後からそれ以上の長尺のなかで有機的な音の蠢きが時間の感覚を歪めていくディープリスニング。約60分に渡って静かに脈動するイマジナリー・サウンドスケープ!DISK UNION
Poco meno un anno dopo l’annuncio della temporanea… ibernazione delle sue pubblicazioni, riaffiora l’etichetta romana Glacial Movements, che nel corso dei suoi anni di attività si era caratterizzata quale punto di riferimento dell’isolazionismo ambientale internazionale. Restando in metafora, lo fa con tutta l’imponente consistenza di un iceberg e con una nuova creazione del suo mentore e curatore, Alessandro Tedeschi, il cui progetto Netherworld ne tiene emblematicamente a battesimo una nuova serie di produzioni, appunto denominata “Iceberg Series”. A tale significativa ripartenza corrisponde un parziale spostamento del fulcro espressivo dell’etichetta e dello stesso Tedeschi, visto che “Zastrugi” dischiude a entrambi nuovi orizzonti sonori, identificati fin dalle premesse in una fusione dub-techno, ovviamente a freddo. La declinazione offertane dalle cinque lunghe tracce del lavoro è infatti ben peculiare rispetto alle premesse formali e del tutto coerente con la consolidata estetica del progetto: se infatti è vero che le pulsazioni elettroniche rivestono un ruolo importante nell’economia dei brani, la densa grana costitutiva di tutti i brani si rivela nuovamente frutto dell’interazione tra torbidi loop, saturazioni e micro-suoni, che depotenziano in maniera significativa gli accenti ritmici, che piuttosto che una connotazione fisica assumono quella di gelide sferzate di vento polare che si infrangono su compatte superfici ghiacciate. È l’immagine che nell’iniziale “Mapsuk” funge da manifesto del nuovo corso dell’artista romano, che lungo tutto il corso di “Zastrugi” non rinuncia a scolpire il suono come una scultura di ghiaccio, attraverso sciabordii liquidi (“Bergie Seltzer” e “Sérac”) e oscillazioni crepitanti, in un viaggio all’interno della materia (“Dry Andes”). Anche quando, come nella conclusiva “Uikka”, i ritmi si fanno particolarmente pronunciati, tornano a manifestarsi echi spettrali, inafferrabili, che riportano alle evanescenti sublimazioni ambientali di Tedeschi. È la prova ultima della sua trasformazione nella continuità – la stessa che del resto è lecito augurare alla sua ritrovata etichetta – di fronte alla quale non bisogna fermarsi alle premesse “di genere”, perché sotto la superficie dell’iceberg c’è ancora molta materia ghiacciata da esplorare.MUSIC WON'T SAVE YOU
Het Italiaanse Glacial Movements label dat wordt gerund door muzikant Alessandro Tedeschi, zelf actief in Netherworld en Liquid Ghosts, richt zich glashelder op de ijzige en isolationistische ambient, die vrijwel altijd op experimentele wijze aan de man gebracht wordt. Naast spraakmakende namen als Rapoon, Aidan Baker, Oophoi, Lull, Francisco López, Bvdub, Loscil, Pjusk, Retina.it en Celer, is Tedeschi sinds 2004 zelf een ware ijsmeester met zijn Netherworld. Op zijn nieuwe, prachtig met reliëf vormgegeven A5 formaat cd Zastrugi brengt hij 5 langgerekte tracks, die bij elkaar ruim 56 minuten duren. Net als op zijn vorige album Alchemy Of Ice brengt hij diepgravende, ijzige en isolationistische ambient, drones en noises waarbij de gebrachte geluiden ook wel warmte uitstralen. Groot verschil is dat hij het geheel voorziet van pulserende beats, die als een hart kloppen onder de muziek. Dat maakt het soms beter doorwaadbaar, maar zodra de gruizige ambient en de beats aanzwellen ook juist heel dreigend. Het is heel bijzonder hoe Tedeschi beide bij elkaar weet te brengen en tevens te variëren met die rustieke en meer opzwepende elementen en de daarbij behorende wisselende emoties. Soms lijkt het haast of de poolwind om je oren blaast, terwijl er onder het ijs een technoparty gaande is. Per luisterbeurt geeft de cd meer geheimen prijs en wordt het topje van de ijsberg alsmaar groter en indrukwekkender. Hij beweegt zich ergens tussen Black Lung, Human Greed, Deathprod, Biosphere, Thomas Köner, Pjusk en loscil. IJzingwekkend mooi!SUBJECTIVISTEN
La metafora dell’iceberg è perfetta per introdurre l’omonima collana della Glacial Movements, non troppo distante per natura dalle silenti e statiche lande ghiacciate. E miglior esordio non poteva esserci per la serie, dato che Netherworld, l’aka dietro il quale si cela proprio il fondatore della label romana, Alessandro Tedeschi, si cala perfettamente nel clima artico con le sue composizioni e centra appieno l’obbiettivo dichiarato della serie: “descrivere tramite sonorità techno-dub quelle immense masse di ghiaccio”. Zastrugi è il primo “techno glacial album” della sigla e si appoggia letteralmente all’Iceberg che va celebrando con un cinque tracce di statiche ricerche sul suono prodotto ora dal vento che ne erode la superficie (Mapsuk), ora dal lento distribuirsi dell’aria imprigionata nel ghiaccio nell’atto del suo scioglimento (Bergie Seltzer), ora dall’intersezione tra crepacci che “staccano” interi blocchi di ghiaccio (i Sérac, appunto). Non di soli “fenomeni fisici” si nutre l’immaginario evocato dall’album, dato che Uikka indaga l’omonimo spirito della mitologia Inuit e Dry Andes rimanda a certe bizzarre formazioni ghiacciate tipiche della zona. In soldoni, l’ambient che era trademark della sigla si fortifica su territori techno-dub, come da premessa, sporcandosi di lunghi bordoni e beat sottotraccia (Mapsuk), grezzume industriale e risvolti dark dalla grana grossa, increspature e ipnosi (Bergie Seltzer), generando, specie se fruita in cuffia come suggerito, un reale senso di spaesamento. Speriamo fosse questo l’obbiettivo di Zastrugi, perché sarebbe perfettamente centrato.SENTIRE ASCOLTARE
Non meno di un anno fa, Alessandro Tedeschi aveva annunciato silenziosamente la temporanea chiusura delle attività della sua creatura discografica. Una notizia che aveva fatto temere il peggio agli addetti ai lavori quanto ai non pochi seguaci dell'etichetta, nata come progetto amatoriale ed evolutasi fino a diventare un autentico punto di riferimento a livello internazionale. Tirato il dovuto sospiro di sollievo con la ripartenza in pompa magna comunicata qualche mese fa, ci ritroviamo oggi a udire suoni e battiti (!) a dir poco inediti sulle frequenze Glacial Movements, che conducono dritti alla “sorpresa” di Tedeschi: la serie Iceberg. Trattasi in sostanza di una nuova collana firmata GM dedicata interamente a esplorazioni sperimentali della techno e, manco a dirlo, del sul lato più glaciale. Confermata dunque la coerenza nel concept che ha sempre contraddistinto la label, è impossibile non sorprendersi di fronte a un'opera squisitamente ritmica come “Zastrugi”, primo esperimento con cui lo stesso Tedeschi si mette alla prova in questa nuova dimensione sonora. Un azzardo che non poteva pagare meglio, e che dona a tutti gli effetti un nuovo volto all'idea di ghiaccio e gelo che Glacial Movements ha descritto con perizia e maestria in anni di declinazioni ambientali. C'è qualcosa del Monolake più crudo e matematico nell'ipnosi sotto zero di “Mapsuk”, ambientata nel mezzo di una bufera con il vento intento a “disegnare” sulla neve, fra battiti squadrati e spire taglienti. Un'introduzione che precede l'immersione nell'ambiance pura, rimandata al quarto atto, la meravigliosa “Dry Andes” che si collega al passato ambientale per direttissima, fra onde di armoniche e field recordings striscianti. È l'apice vitale dell'intero lavoro, il disegno di un ecosistema sonoro, altra faccia della medaglia rispetto all'evasione di “Bergie Seltzer”, centrata sul rumore prodotto dall'affondare di un iceberg: la quintessenza estetica del disco. “Sérac”, sufficientemente facile da tradurre in italiano, è invece la prima grande sorpresa: un oppressivo mantra di groove e rumore, dalle parti di un Vatican Shadow rallentato dalle basse temperature. L'altro colpo inatteso a dir poco scioccante è invece “Uikka”, dedicata a uno spirito demoniaco mitologico che si nasconderebbe fra i blocchi di ghiaccio: qui entriamo in puro territorio acid, ben oltre il primissimo Recondite dritto verso l'Aphex Twin dei “Classics”. Una chiusura in pompa magna per un lavoro che lancia dritto in orbita il nuovo corso parallelo di un'etichetta che non ci si poteva permettere di perdere per strada. Si consiglia l'ascolto in cuffia. Bentornati.ONDAROCK
This new release from Netherworld is classified as a 'techno glacial album' confirming the aesthetic focus of this label in an imaginary made out of polar landscape where iceberg is one of his icons. The deep and dark drone of 'Mapsuk' opens this release and slowly evolves, rather than in an ambient track, in a techno track when the beat emerges and became the gravity centre of the track. 'Bergie Seltzer' is really close, in concept, to best moments of Biosphere while 'SÃérac' tries to eliminate, for a while, the beat for the construction of a subtler soundscape. 'Dry Andes' is a concentrate and fast track more focused on impact than the rest. 'Uikka' closes this release with a more complex rhythmic part closer to the first Autechre but without the details on timbre and with more vehemence.This is not a easy release to rate as it has as obscure elements as remarkable ones; perhaps is a transition release. Fans will love it but the average listener of this genre will remain puzzled. It's worth a listen.CHAIN DLK
Ok, "Techno Glacial" is now officially a thing. While I haven't ever quite distinguished between House, Hard House and Deep House, this odd mixture of droning sounds and low-impact beats is a space I've never experienced before. There are five rather long tracks here, each named after a phenomenon of Arctic life that did not appear in Frank Zappa's similarly chilly "Apostrophe." The album title is a type of difficult-to-cross eroded snow, the second cut named for an overhanging chunk of snow sculpted by the wind, the third a sort of fizzing noise that icebergs make. Netherworld (Alessandro Tedeschi) is thorough if not obsessive, and it's not clear if these sounds are based on his own explorations, or of home-bound research devoid of Pemmican-fueled snow blindness. With these low-keyed beats no one expects a sweaty night on the club floor, this is more a John Digweed styled "stare at your shoes" sound than a rip-snorting boogie-till-you-puke sort of techno. Sometimes voices, mysterious and disinterested float by: are they the last calls for help from a lost Danish expedition, a third world astronaut's data report distorted by a Ionospheric storms, or just that way-to-hip guy down the bar acting all euro trash? When those voices are gone we are left along on the icecap with only the wind and the beats to warm us. But now I'm too cold to explore any more, I think I'll make one last journal entry and then freeze to death peacefully.INK 19
Certainly the first thing one notices about this first release in Glacial Movements' so-called ‘Iceberg Series' is the packaging design by Rutger Zuydervelt (aka Machinefabriek): no expense has been spared in housing its CD within a firm, extra-wide digipack that includes on its outer covers an embossed iceberg and glossy spot varnishing. And that such a deluxe presentation has been given to a Netherworld release can't be attributed solely to the fact that Alessandro Tedeschi (aka Netherworld) owns and operates the Italy-based Glacial Movements imprint when the other projected releases in the series are scheduled to be presented in similar manner. On musical grounds, it's a rather curious release in that it's pitched as “the first techno glacial album by Netherworld.” Techno here needs to be interpreted loosely, as Zastrugi is most definitely not a techno album, though techno-like 4/4 pulses do surface throughout the album. No one, in other words, should expect to hear any one of its five tracks booming forth from a festival stage during the peak moments of a DJ's set; some of its material could, on the other hand, very reasonably be heard before the set begins and in the chillout room outside the primary club space. An iceberg is, of course, a huge ice mass, the greater portion of which is hidden beneath the water surface; consistent with that, the goal of the series is to evoke in musical form this immense ice mass. Text on the release's inner sleeve clarifies that the title term refers to “a wind-eroded, hard-packed snow surface with irregular grooves and sharp ridges that is mostly found in the earth's polar regions as well as on high mountains subject to high winds.” The track titles similarly allude to iceberg-related phenomena: “Mapsuk” refers to an overhanging shape caused by wind erosion, “Bergie Seltzer” is the term used to describe the sound produced when an iceberg melts, and “Uikka” is the name given to an evil spirit in Inuit mythology who grounds boats between ice blocks. Granular noise, sonar blips, industrial clanks, speaking voices, convulsions, rumblings, and frozen strings surface in Tedeschi's five settings, which extend from ten to thirteen minutes. When its kick drums keep up a constant pulse amidst layers of cloudy detail, “Mapsuk” begins to sound very much like one of Wolfgang Voigt's Gas productions. Seething, bone-chilling winds blow across the barren surfaces of “Bergie Seltzer” though not so powerfully that the muffled boom-boom pounding at its center is obliterated. Animated by a lumbering, indomitable pulse, “Sérac” meets the series goal in conjuring the image of a massive entity, while “Uikka” is light years removed from peaceful ambient territory when it includes thunderous tribal drumming. Though Zastrugi does add a new dimension to the Netherworld soundworld, the recording with its techno element stripped out wouldn't sound all that much different from the kind typically heard on Glacial Movements: deeply textured electronic soundsculptings of a powerfully evocative character.TEXTURA
RUMORE (MAGGIO 2015)
This is the first in the ‘Iceberg’ series from Glacial Movements, who are inviting artists to provide aural descriptions of icebergs in the form of an album. Now that may sound like an impossible task, but Glacial Movements artists have always carried striking descriptive powers, and so it is with label owner Alessandro Tedeschi, recording as Netherworld, whose ‘Zastrugi’ album takes place over just five tracks. There is an underlying menace to this music, with restless beats that are not danceable but mean that the mood never really settles. This is especially the case on the last track, ‘Uikka’, describing ‘an evil spirit of Inuit mythology’ with heavy, hammering percussion. ‘Dry Andes’ is much more relaxing, with a lovely, slow alternation between two chords. These are the two extremes of an album that is strangely captivating, rather like the beings it describes.DMC WORLD
Ruchy Lodowcowe to - jak zapewne wiadomo - wytwórnia specjalizująca się w ambiencie polarnym: arktycznym i antarktycznym. Wyrosła z fascynacji podbiegunowymi krajobrazami w różnych ich odsłonach: od półrocznej, mroźnej nocy do rozświetlającego śnieg półrocznego dnia; od zamieci i grozy po krótkie, ale jakże żywe lato. I tak dalej. Lwia część albumów wydawanych przez Glacial Movements to ambient, a ściślej: rozmaite jego formy. Są tu i materiały melodyjne, w klasycznym klimacie wywodzącym się jeszcze od Briana Eno, i jednostajne, izolacjonistyczne drony, a także poszukiwania bardziej eksperymentalne i psychodeliczne. Netherworld to projekt, który prezentuje nieco inne oblicze wytwórni. Album "Zastrugi" to rodzaj polarnego techno z elementami dubu (albo dubu na pograniczu techno, jak wolicie). Naturalnie dub nie oznacza tu żadnego reggae, to byłoby cokolwiek nie na miejscu. Mamy natomiast monotonne, uporczywe rytmy stopy basowej, przebiegające gdzieś w tle, do tego natomiast liczne odgłosy przywodzące na myśl Arktykę. Oto chrzęst odłamujących się kawałków lodu, oto szum mroźnego wichru, chlupot wody, jaskiniowe echa i pogłosy, tajemnicze szmery i dudnienia. W jednym z utworów dużą rolę gra także głos ludzki, deklamujący coś, czego nie rozumiem. Niektóre partie materiału są cokolwiek ambientowe, zawsze jednak da się wykryć prosty, rytmiczny schemat (w ostatnim utworze komplikuje się on i nabiera drapieżności). Materiał jest raczej ascetyczny, ale bez przesady w tym kierunku. I jest na swój sposób zróżnicowany. A ostatecznie dobrze oddaje atmosferę wielkiej, białej zimy w niezbyt przystępnych rejonach globu. POST INDUSTRY
For years, Netherworld's Alessandro Tedeschi has been curating a label that has embraced the cold, frigid minimalism of electronic music. Now via a new sub-label imprint, Iceberg, he has changed the template a bit. While Glacial Movements was a fitting name for the slow drifts of expansive sound, Iceberg fits this debut as a more kinetic, aggressive, and in this case, beat oriented sound. Abstract and sparse electronics still heavily feature in Tedeschi's sound throughout the five lengthy pieces that make up Zastrugi. However, while his previous works as Netherworld resulted largely in quiet tones and massive spaces, here there is more than just the inclusion of electronic rhythms. As a whole, there is a perceptible sense of depth to the album that makes it all the more engaging; A sense of space and almost architectural like structure to how almost tangible elements of the mix can be. On a piece such as "Sérac," spoken word recordings are mixed with a heavy, deep thudding passage of percussion. The second half has him mixing in a collage of harsher, noisier sounds that never push the envelope too far, but is a distinctly different, and rawer edge to it than his wind-swept previous work. The up-front forceful sound also features heavily on "Dry Andes," where an overdriven kick drum thump is pushed loud enough in the mix to almost be painful. The remainder may be echoing noises, clattering distortion and synth expanses, but it does not emphasize subtlety. A piece such as "Mapsuk" might not be as harsh as some of the others here, but it also does not stay as minimalist as his previous work was. Dense, foghorn like bursts of tone appear, then are transformed into sonar-like pings and deep, cavernous beats. There is a lot of variety throughout, via unidentifiable and broken tones that make up the composition. Tedeschi buries the punchy kick drum far off in the distance on "Bergie Seltzer," with an oddly created white noise approximation for a snare drum adding additional accents. The second half is a bit noisier, but in a light and tasteful way. The concluding "Uikka" has the addition of what sounds like fragmented female vocals with a deep 909 kick. Something that potentially could be a sampled electric guitar even appears in the closing minutes to close the album on a harsher and more aggressive note. The Glacial Movements label has been rekindling the short-lived isolationist sound movement since its inception, and now it seems that Iceberg is going to revive the minimalist techno sound that followed it. While I would have preferred a greater variation on the rhythms (the ones here stick mostly to the 4/4 kick variety), there is still more than enough diversity on Zastrugi to keep it engaging throughout its entire duration.BRAINWASHED
ROCKERILLA (GIUGNO2015)
Glacial near-perfection. Netherworld has gotten better and better as the years have progressed - and this is a true tipping point for the great genre that is Arctic Ambient. Blending perfect elements of Microhouse and Industrial Techno to highlight the dissonance of the movements, each track stands out greatly on their own accord: Mapsuk represents wind erosion on glacial peaks, Bergie Seltzer is the sound that an iceberg makes when it melts, Sérac are blocks of glacial ice that form when crevasses in glaciers intersect, the Dry Andes is an area famous for its blade-shaped penitentes, and Uikka is an evil spirit from the mythology of the Inuit (which ran aground of ships into ice blocks). Each name strongly represents how each track is played out and sounds - the last, for example, is the most dissonant and chilling of the lot; delivering strong feelings of dread and fear. Each track seems to progressively become more haunting and dreadful, but they maintain a sense of cold bliss above it all - forming a strong duality between the glacial desolation and the glacial beauty represented. There's two main reasons this album is not quite perfect: one being that the vocal samples in Dry Andes become a little repetitive and don't quite fit the song itself, and the other being that whilst it contains elements of the electronic genres mentioned above - they could be utilised a little more with some snares, clicks, or slightly more static. Regardless, the dissonant undertones are still highly enjoyable. Apparently it's the first in a series; needless to say, I'm keen for more.RATE YOUR MUSIC
BEAT MAG(JULY 2015)
Alessandro Tedeschi, titolare della Glacial Movements, inaugura una nuova serie di uscite denominata "Iceberg", incentrata sull'unione degli elementi tematico-sonori che da sempre hanno contraddistinto le uscite della sua label, arricchiti da una insolita vena techno-dub. Non a caso è proprio Netherworld, progetto del padrone di casa, ad aprire la saga con questo "Zastrugi", lavoro composto da cinque lunghi brani che sembrano voler descrivere gli aspetti più aspri di quei territori glaciali in precedenza descritti con un mood decisamente più poetico. Se il lato isolazionista permane nei droni piani e freddi che scorrono senza sosta, emerge imperiosa un'ambient ruvida tesa a spiegare fenomeni naturali impervi. L'impianto si basa ancora su linee tonali sottili che scorrono continue, battute però da ritmiche costanti ricavate da rumori naturali o mimando lievi palpitazioni. L'inserimento di piccole variabili fornisce un tocco di inquietante vitalità, non di rado tendente verso panorami misteriosi che solleticano le paure recondite dell'ascoltatore. Impercettibili melodie si affacciano in alcuni brani, lasciando dietro di sé una scia di latente emozione soffocata tra le maglie di una natura che sembra voler mostrare il suo lato più ostile. Ogni brano è corredato da una breve descrizione stampata nell'artwork interno, sorta di vademecum per ascoltare un lavoro delimitato da temi ben mirati, e se da un lato sono ancora i fenomeni naturali ad incidere sulla creatività di Tedeschi, dall'altro si impongono zone geografiche precise ("Dry Andes"), nonché spunti mitologici ("Uikka") per cui vengono utilizzati cori e soluzioni tribali finora estranee al progetto. Nel complesso le similitudini più evidenti, fatti i dovuti distinguo, si hanno con Vatican Shadow, il nuovo act dell'americano Dominick Fernow che unisce l'ambient post-industriale con le ritmiche dub, soluzione che nel caso di Netherworld soggiace però ad un'area tematica specifica. Inutile dire che il fascino dei suoni e dell'intera operazione hanno un traino imponente, con grandi aspettative per il futuro. Ogni uscita è confezionata in speciali digipak fuori formato decisamente più grandi rispetto allo standard, adornati da un artwork a rilievo che nel caso di "Zastrugi" viene firmato da Rutger Zuydervelt a.k.a. Machinefabriek.DARK ROOM MAG
Netherworld - Zastrugi (2015, Glacial Movements Records) (15/04). Album 2015 per Alessandro Tedeschi noto come Netherworld ed attivo sotto questo alias da inizio anni zero. Zastrugi segna un nuovo capitolo glaciale per la label romana Glacial Movements Records (creata dallo stesso Tedeschi), che probabilmente contro ogni stereotipo italico, si è posta la mission di voler rilanciare la propria opera di predicazione musicale nel deserto (artico) con la nuova serie di dischi intitolata Iceberg. Se le prime due tracce di Zastrugi sono molto in linea con la produzione "arctic ambient" classiche, le tracce successive presentano importanti fascinazioni esterne come le influenze industrial e distopiche di Sérac e Uikka e i field recordings di Dry Andes, l'episodio in assoluto più pregnante e immaginifico.Consigliato a chi ama i lavori di Pjusk e Voices from the lake. Il brano migliore è Dry Andes, a seguire Sérac e Uikka.EUROPA E CULTURA ELETTRONICA
Alessandro Tedeschi’s Glacial Movements has been recognized for several years for its meritorious work in the areas of experimental, ambient and drone, with a catalogue that plays host to the likes of Mick Harris, Scott Morgan, Francisco Lopez, Pjusk, Rutger Zuydervelt, Yuya Ota, and Retina.it among others. Two surprises came in 2014: an announcement of a temporary closure of the label and a return that sees an absolutely new stylistic positioning. A new series of works branded with the name Iceberg mark a definite turn towards dub techno. More generally it has been noted that a number of sub/genres not previously known for experimentalism are now heading in that direction (or exchanging skills, if you will). Many formally puristic techno artists are looking at producing more conceptual work, perhaps as an opportunity to obtain new visibility and recognition. Glacial Movements retains its distinctive approach, however – one steeped in a rarefied and minimalist aesthetic. Of course you do not become a technohead with a magic wand and there remains a well-adjusted sensitivity toward the ethereal and the hypnotic in these dance-oriented sequences. The results are elegant and conceptual, relying on compositional wisdom and specifically positioned musical tastes.NEURAL
La veterana Glacial Movements Records fa le prove generali della nuova serie denominata Iceberg attraverso il nuovo album del padrone di casa Alessandro Tedeschi, in arte Netherworld, che con questo Zastrugi mette la firma sull’undicesimo album personale. Le linee guida della label capitolina subiscono così un cambio di direzione che punta in un territorio finora mai sondato, quello del ritmo. E’ infatti la techno lo step successivo per questa piccola etichetta che ha raccolto consensi in tutto il mondo con il suo particolare timbro ambient ispirato dai gelidi venti del nord. “Era da un bel po di tempo che avevo in mente l’idea di realizzare una nuova serie, sempre inserita nel contesto di Glacial Movements, con l’intento di fondere insieme atmosfere rarefatte e glaciali con quelle più marcate tipiche della musica Techno. Avendo già esplorato molti aspetti della musica ambient in generale, era giunto il momento di dare una svolta.” Una svolta che arriva con cinque brani molto lunghi nei quali il producer romano riversa il suo concetto di ritmo e di techno appunto, filtrandolo attraverso anni di esperienza col suono ambient. Il rischio più grande, diciamolo, era quello di sconfinare in un suono piatto e già iper-inflazionato come quello di molte label dub-techno, quello che invece stupisce, ed è bene evidenziare da subito questa pregevole caratteristica, è al contrario una forte personalizzazione del suono, che ha dato vita ad una techno per certi versi estrema, sicuramente fredda ma centrata in quell’aspetto cinematico che rappresenta in tutto e per tutto uno scenario di isolazione. E’ sorprendente la “distanza” delle parti ritmiche dal contesto atmosferico nel quale sono inserite. E’ come se due corpi completamente distinti viaggiassero in parallelo fungendo l’uno da colonna sonora dell’altro, e quindi compensandosi reciprocamente. C’è un gran lavoro nei dettagli, tutto ciò che si può esprimere come sound design è curatissimo, dai pads crepuscolari ai fields recordings sovrapposti a più riprese, mentre il ritmo vive di vita propria, isolato, una sorta di battito cardiaco che tiene in vita una composizione pensata per descrivere un luogo. E’ come se questo luogo avesse ora iniziato a vivere. “Anche in questo nuovo lavoro, ho utilizzato field recordings e campionatore, mentre mi sono servito di un synth ION Alexis per le parti ritmiche.” Zastrugi è techno in quella fantascientifica, metallica bellezza di un romanzo di Asimov, è astrazione in quegli strati slegati di materia, in una techno che non cerca mai la melodia ma riesce ugualmente a descrivere con minuzia le atmosfere circostanti. Il ghiaccio arresta ogni risvolto malinconico o muscolare a favore di un moto meccanico e di una narrazione che non lascia spazio ad interpretazioni. Quel che si vede è. Interpretazione estremamente personale, e per questo da lodare, di un suono che nativamente voleva esser in grado di descrivere un utopia, mentre nelle pieghe di questo album racconta paesaggi terrestri ben noti dividendosi tra un minuzioso lavoro sulle textures ed un’interpretazione astratta ed inafferrabile del ritmo. A venirne fuori è un piccolo gioiello che provocatoriamente sento destinato a non esser replicabile in questo suo fascino insieme primitivo ed “ingenuo” che delinea splendidi tratti di unicità.ELECTRONIQUE
Alessandro Tedeschi’s Glacial Movements label has carved out a certain niche in ambient music. Influenced by the Isolationist ambient movement and inspired by places frozen, forgotten, and inaccessible, the label has established itself as one of the premier sources for cold, minimal sounds that evoke the suffocating beauty of the polar regions. It’s oddly specific, yes, but it works; Glacial Movements has put out albums from respected artists such as Rapoon, Machinefabriek, and Loscil, as well as Tedeschi’s own project, Netherworld.Being a great fan of music in this vein, as well as a bit obsessive about all things Arctic, I approached the new Netherworld with some trepidation. Zastrugi, after all, departs significantly from the Glacial Movements template in that it’s beat-oriented; the first in a series dedicated to combining polar field recordings with dub influences. It seemed difficult to reconcile the agonizingly evocative drift of 2013’s The Alchemy of Ice with anything that smacks remotely of techno. Wouldn’t this, you know … ruin everything? How can I think about the long-lost Franklin Expedition while there are beats happening? You’d be surprised. One of the most striking aspects of the album is how naturally these seemingly disparate parts come together. Perhaps “striking” isn’t the right word for it; the process is gradual and, at first, barely perceptible. “Mapsuk” swells with a drone as deep and distant as a foghorn, an ominous warning across a frozen sea. A persistent heartbeat pulses behind a frigid hum and crystalline tones. In the hands of a less skillful artist, such a thing might come across as heavy-handed or intrusive, but the beats seem just as organic as the polar field recordings that make up a large part of the source material. It’s different, yes, but the progression from Netherworld’s previous sound and its current one seems wholly unforced; a continuation rather than a radical departure.In a sense, there’s very little about Netherworld’s sound that has changed. While certainly less minimal than previous albums, Zastrugi still evokes the glacial austerity of frozen places and touches on the human fascination with the unexplored and isolated. Subtle innovations seem to enhance, rather than distract from Tedeschi’s sonic world-building. The halting, haunting vocal sample on “Serác,” for example, calls to mind Thomas Koner’s La Barca, were it not for the sinister rattle in the forefront that builds gradually into a standard 4/4 beat. Sweeps of white noise shape the compositions into peaks and crevasses of sound. Even “Uikka,” the most outright techno track on the album, has a ghostly, hollow sound to it, with shattered female vocals echoing over and over like a tiny, lost voice in a cave of ice. Zastrugi is a difficult album to categorize. Neither ambient nor dub, it’s a fantastic album that ought to be explored by fans of both genres—even the purists. Beats notwithstanding, it’s one that has quickly become a personal favorite for its ability to evoke the overwhelming isolation and beauty of the Arctic.HEATHEN HARVEST
GONZO CIRCUS 126